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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

FEFF - My Prince Edward

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di Norris WONG , Hong Kong 2019, 93' Fonha dato per scontato la propria liberta di cittadina di HK. Per oltre dieci anni. Sta per sposarsi, stipulando dunque un contratto (per lo meno ècosì che lo intende il futuro marito). Deve suo malgrado incontrare un continentale (cinese) con cui poter prima sistemare alcuni documenti. E' questo incontro che la spingerà a riflettere sulla sua (sola) apparente libertà e su chi la libertà deve conquistarsela tramite stratatgemmi e cittadinanzealternative. Esilarante la costruzione di un matrimonio tramite foto in una sorta di Ikea cinese. La tartaruga rovesciata che sarà "liberata" da uan suocera invadente, rappresenta forse il massimo grado di frustrazione di una donna che a fatica prende coscienza di se stessa e  del proprio livello di  asfissia da uomo cinese (e relativa famiglia tradizionale cinese). Il film è apparentemente leggero, ma gioca sulla sull'indolenza e la passività di Fong per stimolare

FEFF - i-Documentary of the Journalist

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di MORI Tatsuya , Japan 2019, 113' Il regista segue per un lungo periodo le ricerche sul campo e le continue domande scomode che Isoko Mochizuki, giornalista giapponese di una testata nazionale ( Tokyo Shimbu) , pone ai governanti nazionali, i quali boicottano in tutti i modi possibili. Impedendole di partecipare alle conferenze stampa, o interrempendo le sue domande o semplicemente non rispondendo alle domande. E' un documentario interessante, ma che per un italiano mediamente informato forse fa sorridere un po'. Qui da noi i giornalisti si auto-censurano oppure hanno bisogno della scorta per non finire male. Qui il potere politico è spesso legato a quello malavitoso oai servizi segreti. In Giappone probabilmente vigono el stesse dinameiche, ma ai nostri occhi appaiono comunque composte e minime. E' un documentario cocciuto come la protagonista. Forse un tantino lungo e noioso ora delal fine. Compare anche il giornalista italiano Pio d'Emi

FEFF - Colorless

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di Takashi Koyama . Japan 2019, 122' Un ragazzo (il fotografo) cerca lavoro e identità nelal redazione di una rivista a Tokyo. Durante il lavoro sul set conosce una ragazza (la modella) dall'aria infantile e spaesata che fotograferà, di cui si innamorerà e con cui finirà per vivere insieme. Tuttavia la love story giovanile e pura ben presto si trasforma in conflitto. Conflitto di identità e di potere tra i sessi. Gli uomini comandano e impongono la loro visione delle cose, le donne subiscono e si svuotano, finendo per negare la propria identità e per assecondare le isigenze di un mondo maschile e dominante. Ora questa descrizione del film è molto farina del mio sacco. Ho forse lavorato troppo d'immaginazione? può essere. Il film se nei suoi intenti aveva lk'idea di rappresentare questo genere di conflitto, be', nonr iesce molto nell'intento. La protagonista femminile irrita per superficialità e stupidità, mentr eil protagonista maschile e

FEFF - One Night (Giappone)

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di SHIRAISHI Kazuya , Japan 2019, 123 min Che dire, è un film pasticciato, come piace a molto pubblico asiatico. Melodramma a tinte drammatiche, con vene surreali e di commedia. C'è ne è per tutti i gusti. Troppa carne al fuoco e si fa oggettivamente fatica a seguirne il filo. C'e' una madre coraggio che a tratti sembra quasi giocare sull'identità di genere, e sull'uccisione del maschio per affermare la propria identità. Per poi, però, sfociare nel melodramma famigliare: tre figli segnati da profonda violenza nell'infanzia, dalla vita distrutta in età adulta che si ritrovano una madre invecchiata (bene) che ha fatto a meno di loro per quindici lunghi anni, abbandonandoli alle angherie del vicinato e dei benpensanti. E non è che sta madre abbia fatto chissà cosa: ha solo reagito alla violenza maschile, in una società profondamente maschilista, come quella giapponese. Certo, direte, non è poco quando l'immaginario giapponese è di donne

FEFF - The house of us (Corea del Sud)

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di YOON Ga-eun , South Korea 2019, 92 min. Tre bambine dal sogno infantile della famiglia felice passano al vero viaggio, quello della realtà non sempre idilliaca. Il grandi e colpevoli assenti di questo film sono gli adulti. Genitori litigiosi e genitori mancanti. Bambini "abbandonati" ai sensi del dovere, di colpa e di illusione favolistica. Gli adulti sempre troppo occupati con le proprie carriere e le proprie vite di adulti. Nulla di nuovo o di particolare in questo film. Il grande merito e il grande pregio è la direzione delle tre ragazzine. Sono bravissime, compresa quella piccola di 4-5 anni. La regista, una donna, ha fatto un ottimo lavoro con loro. Dallo sguardo dolce e speranzoso di una dodicenne, allo sguardo stanco e perso di bambina che suo malgrado ha la responsabilità di curare la sorellina di pochi anni, a quello curioso e vispo di una piccola bambina che ha bisogno di essere inseguta e abbracciata. La loro è la ricerca di figure di ri