New Clothing
1936
Tanaka Kinuyo
Tsuki wa noborinu (1955)
Chibusa yo eien nare (1955)
Ruten no ōhi (1960)
Onna bakari no yoru (1961)
Ogin-sama (1962)
Wild Berries
di Miwa Nishikawa
2003
Kamome Diner
di Ogigami Naoko
2006
Il film è girato a Helsinki e racconta di una riservata e amichevole donna giapponese che apre un ristorante di onigiri, le polpette di riso giapponesi, nella capitale finlandese. Alle difficoltà iniziali di convincere i clienti, seguirà il successo. Alla base della vicenda, e del film, ci sono i sentimenti di amicizia e sostegno che animano gli stralunati personaggi del film. Un film carino con gli attori feticcio della regista giapponese e lo stile che la contraddistibguono. Per le atmosfere e lo stile, è forse anche un piccolo omaggio ai film di Kaurismaki.
Megane
di Ogigami Naoko
2007
Ode alla vita lenta e fuori dal coro, alle relazioni fatte di gesti più che di parole, ai ritmi della natura che vanno riscoperti, da parte della donna cittadina. Un film lento e a tratti strampalato, godibile per gli amanti del surreale fumettoso nipponico.
One Million Yen Girl
di Tanada Yuki
2008
Un film splendido, nella sua semplicità. Riesce a mettere in armonia la storia, il racconto realistico, con l'obiettivo di critica femminista al maschilismo nipponico che pervade la società giapponese. La protagonista è impersonata da una bravissima giovane attrice in grado di far vibrare la "pellicola" con impercettibili movimenti ed espressioni. (qui puoi leggere la mia recensione estesa)
Bare Essence of Life
di Satoko Yokohama
2009
Kakera - A Piece of Our Life
di Momoko Ando
2009
Tratto da un manga di successo, il film esamina l'inizio di un inaspettato amore saffico tra due ragazze diversissime. Una apertamente fluida e viva, l'altra spenta e incastrata nel ruolo di fidanzata etero scontenta e frustrata. Il film segue la costruzione di un amore, con alti e bassi, litigi furiosi e momenti di grande tenerezza. Lo stile è realistico ma a tratti manierato e surreale. Forse la tematica LGBT+ è solo una scusa per cercare di mostrare la differenza tra passione e abitudine, vita trascinata tra binari del conformismo e vita vissuta di corsa e con dedizione totale. A questo tipo di contrapposizione, tuttavia, seguono i limiti dell'esistenza e dell'essere umano, che possono essere compensati mediante protesi emotive, pezzi di emozioni e tempo. Un film interessante, recitatao bene e girato in modo tutto sommato equilibrato, con qualche diffettuccio qui e la, ma accettabile.
Death of a Japanese Salesman
di Mami Sunada
2011
The Cowards Who Looked To The Sky
di Tanada Yuki
2012
Chi sono i codardi che guardano il cielo? Storie di ragazzi e adulti che in una sorta di "gioco al massacro" si intrecciano, si usano, si abusano. Ultilizzando il mondo fatato (e triste aggiungo io) dei cosplayer, il film prende di petto le relazioni umane in chiave nipponica. Troppo temi e questioni, che strabordano e fanno spesso perdere il filo del racconto, complice anche un montaggio atipico.
0.5mm
di Ando Momoko
2014
E' un film piuttosto lungo, più di tre ore. Tuttavia si seguono con curiosità le surreali ma mai scontate "imprese" di una giovane bulla alle prese con anziani inermi che, tuttavia, dall'incontro con la ragazza vedranno la propria vita trasformata in meglio. Dunque più che bulla, direi una sorta di Mary Poppins per anziani. Inizio ed epilogo sono strettamente correlati. Nel mezzo del film un anziano trascina Sawa, la ragazza, al cinema a vedere Shojo, un vero film del 2001 diretto da Eiji Okuda. Nel film c'è uno jakuza sfigato che fa sesso ripetutamente con una ragazzina solare e disinibita. Sawa ride durante una di queste scene, l'anziano allora la trascina fuori e Sawa è quasi in lacrime. Sembra un dettaglia, ma il regista Okuda è in realtà il padre della regista e dell'attrice (sono sorelle, hanno mantenuto il cognome della madre) di questa opera prima piuttosto intensa e anomala. Per tutto il film corre una tensione a metà tra erotismo celato e tristezza, direi quasi una paura dell'incesto e a tratti un maschilismo ormai, forse, al tramonto. La donna giapponese è colei che si occupa di tutto, del benessere di marito e famiglia ed è in qualche modo l'anima della società, anche dal punto di vista fisico e sessuale. Tuttavia qualcosa sta cambiando, sembra dirci il film. Che cosa? be', in tutta onestà, è difficile capirlo. E' un film volutamente ambiguo.
Still the Water
di Kawase Naomi
2014
Un
film sulla vita e la morte, all'interno di forze naturali non
controllabili, con le quali però occorre trovare equilibrio. Un film
intenso diretto da una regista giapponese. Tuttavia ci sono tre momenti
MOLTO disturbanti, in particolare due in cui si assiste alla violenta
uccisione di un agnello, un sacrificio mostrato in tutta la sua
brutalità. Non adatto a persone sensibili.
The Light Shines Only There
di Mipo Oh
2014
Dramma famigliare, dalle tinte scure e intriso di squallore e disperazione. Figlie come schiave, giovani incastrati in colpe e meccanismi ossessivi senza via di uscita. Tuttavia occorre forse fare delle scelte per passare dalle lacrime a un debole e accennato sorriso. Tratto dal romanzo di un autore suicida.
Fantastic Girls
di Ohku Akiko
2015
Amiko
La ricerca della verità e della profondità della giovinezza, si infrange con la realtà della crescita e dell'"incarnazione della cultura di massa"! Un' opera prima di una giovanissima regista giapponese, che osa pur rimanendo nel minimalismo asiatico.
Tremble All You Want
di Ohku Akiko
2017
Trema quanto vuoi. Le difficoltà di una giovane e timida contabile che fa i conti con il ricordo di un amore adolescenziale e un amore vero, imperfetto e "spaventoso". Vivere è sognare o tremare per la paura di quello che non si può controllare, anche se si è muniti di sguardo laterale? Il tema della realtà, della fantasia e della difficoltà di stare al mondo è caro alla regista che poi lo svilupperà anche nel film successivo. Un buon film dai toni surreali e fumettosi con momenti divertenti venati sempre di tristezza.
Hold Me Back
di Ohku Akiko
2020
(Sinossi presa da FEFF2023) Stravagante tragicommedia dove l’impiegata Mitsuko è alle prese con un atroce dilemma: una relazione potrebbe far scomparire A, il suo consulente mentale immaginario?
True Mothers
di Kawase Naomi
2020
Il tema dei figli adottivi e di sangue è sentito in Giappone, si presta al melodramma ma anche alla metafora di una società per certi versi chiusa, isolana, che nell'apertura all'altro deve gestire ansie e conflitti. Nel film si mostrano i diversi punti di vista dei soggetti coinvolti: i genitori adottivi, la ragazza madre e la società. Il film è molto curato e si guarda con attenzione, anche se si stenta a capire dove voglia andare a parare. C'è un sottotesto a cui occorre prestare attenzione, che ha inizio con la falsa accusa di aver spinto e dunque fatto male ad una compagna di classe.
Romance Doll
di Tanada Yuki
2020
Una relazione matrimoniale nata da una bambola dell'amore e finita in un nuovo modello di successo. Alla Tanada piace aggiungere elementi alla storia dove sembrerebbero inutili e superflui e togliere elementi dove ci si aspetterebbe di trovarli. Gli elementi di "disturbo" vanno a creare confusione in una storia che vorrebbe essere tra il surreale e il metaforico. Nel ruolo fondamentale della moglie-bambola la strepitosa Aoi Yu.
Bachiranun
di Higashimori Aika
2021
Ito
di YOKOHAMA Satoko
2021
Sulle corde di uno strumento tradizionale e identitario come lo shamisen giapponese, Ito, la protagonista, afasica ragazzina impacciata e bloccata, vivrà sulla propria pelle il passaggio allvita. "Io faccio un po' come voglio, così fate voi", dice al pubblico che l'ascoltetà suonare. Un interessante film, emotivamente intenso, su lutto e affrancamento che mischia immaginari classici ad ambientazioni pop e più contemporanee, seppur di periferia. Bravissima la protagonista a rappresentare lo stato di sbigottimento intontito in cui galleggia, a rischio di annegarci.Per fotuna i legami la salveranno.
My Broken Mariko
di Tanada Yuki
2022
L'elaborazione di un vuoto è un lavoro faticoso che non sempre porta i suoi frutti, specialmente se alle tante domande non possono esserci risposte o, ancora peggio, se alle domande esistono risposte che si conoscono da sempre. Una giovane donna deve fare i conti col passato e con Mariko, la sua amata amica dall'infanzia difficile che decide di andarsene senza una parola, abbandonando l'amica ad una solitudine tormentata. Un bel film intenso sul passato e di come il ricordo sia parte integrante del presente. Tratto da un manga di successo. Stessa regista di "One million yen girl".
Plan 75
La società giapponese, come molte società del benessere capitalistico, stanno invecchiando. Sempre più anziani e poco ricambio generazionale col risultato di ritrovarsi in luoghi piuttosto conservatori e poco sostenibili dal punto di vista economico. Se il mantra dell'esistenza è la produttività e l'efficienza, be', una soluzione è il "suicidio" di stato. Plan 75 è il tentativo, distopico, di incentivare gli anziani over 75 a morire in cambio di una piccola somma per godersi gli ultimi momenti e sepese di cremazione/sepoltura a carico dello stato. Se poi, come anziano, sei solo, senza reddito, senza pensione, con la salute non proprio ottimale la scelta sembra essere obbligata. Il film non è propriamente riuscito, c'è qualcosa che non funziona nella sceneggiatura. Illude in un plot che non arriverà mai. Invece è molto riuscito nel rendere la solitudine e il decadimento di corpi ormai non più giovani. Merita anche il tema, sul quale le società contemporanee sono chiamate a ragionare.
Wedding High
di Ohku Akiko
2022
Una commedia quasi degli equivoci che per contesto ha un matrimonio, ma il reale soggetto è l'impegno di tutti per far funzionare la cerimonia, nonostante gli imprevisti e le diverse personalità coinvolte. Non è un capolavoro, si guarda con cuoriosità, tutto qui.
Desert of Namibia
La giovane regista giapponese continua il suo racconto di solitudine e incomunicabilità al tempo della tecnologia. Non aspettatevi una storia lineare ma nemmeno un film pop e colorato. Il minimalismo lento di molto cinema giapponese è variato con elementi, pochi, di rottura e che rasentano il nonsense. Metafora a tratti abusata di un immaginario giovanile in disfacimento. Bravissima l'attrice principale a rendere l'apatia nevrotica di una giovanissima ventenne che non sa proprio cosa volere o che forse è incastrata in un desiderio astratto e lontano, primitivo (il deserto della Namibia?) che non sa bene come gestire. Film inutilmente lungo con momenti intensi e altri meno riusciti. In ogni caso ha vinto il premio FIPRESCI a Cannes 2024.
Black Box Diaries
L'autrice del documentario è anche il soggetto. Nel 2015 la giovane giornalista, dopo un colloquio di lavoro con un famoso giornalista giapponese, finisce in una stanza di hotel e viene abusata sessualmente, senza avere ricordo dell'accaduto. Ito denuncia subito il giornalista ma per il mix tossico nipponico di maschilismo, leggi vetuste e poteri influneti (il giornalista è il biografo di Abe, il capo di governo giapponese) il suo caso viene insabbiato. Tuttavia la giornalista non demorde e continuerà nella sua battaglia che la vedrà coinvolta nel processo e contemporanemante, nella scrittura di un libro e poi la realizzazione di questo documentario. Ito segue le vicende e il percorso di otto anni che porteranno il giornalista a doverla risarcire. Si, perchè il processo penale non si è mai svolto, ci si è dovuti accontentare di quello civile. La ragione sta tutta nel titolo: la scatola chiusa è qualcosa di "invalicabile" per il giappone, cosa succede in una stanza non è dimostrabile, dunque non è perseguibile senza prove. Ito ci mette la faccia e la forza spesso fatta traballare da ansie, paure e pressioni sociali. Il documentario più di mille parole racconta cosa significa essere violentata due volte: fisicamente e socialmente.
See You Tomorrow
di Michimoto Saki
2025
Quattro studenti di fotografia dell'ultimo anno dell'università. Nao è la più talentuosa e gira a piedi con una reflex a pellicola e scatta istantanee. E' uno spirito libero e competitivo e poco si presta al mercato e alle esigenze lavorative. Ha un non-rapporto con la madre e di padre non se ne parla, passa il suo tempo a casa dell'amico di scuola con cui inizierà un relazione di affetto, ma non di amore. Nao è il centro del film, vaga apparentemente poco coinvolta alla ricerca di stimoli e materiale fotografico. Gli altri personaggi hanno scarsa ambizione e puntano a rimanere nel solco dei genitori o a fare gli eterni assistenti di qualcunaltro. Nao varcherà i confini per poi far ritorno e riaffermare il sentimento anestetizzato della realtà. Delle suo foto eccezionali vediamo ben poco, forse perchè è lei che non può non osservare il mondo dall'obiettivo, il resto è incomprensibile, complesso, difficile. L'amico, ex fidanzato, scappa, però tuttavia è forse l'unico che dovendo affrontare la complessità dell'esistenza giunge a una forma di compromesso quasi zen.Un film interessante, con molti spunti di riflessione su quel crocevia che è l'età giovanile e il diventare adulti.
Renoir
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