Cinema coreano al femminile

Illustrazione "disegnata" attraverso AI-chatGPT

 

Ma le donne coreane scrivono, pensano, dirigono film? Certamente si, naturalmente molti meno di quelli dei colleghi maschi, ma le donne dietro alla macchian da presa in Corea del Sud esistono e tendenzialmente aumentano anche di numero. Alcuni film negli ultimi anni hanno girato festival e vinto premi.

Di seguito un elenco di film coreani diretti da donne, in ordine di anno di uscita.
Conto di vederli tutti, e a mano a mano aggiungere poche righe di commento personale. Buona visione.

(l'illustrazione iniziale è stata "disegnata" attraverso AI-chatGPT)

 

Take care of my cat ***

Scritto e diretto da Jeong Jae-Eun
2001 

 

Un film interessante, recitato da cinque brave giovani attrici che danno carattere al gruppo di amiche  liceali inseparabili, nella cittadina di Incheon agli inizi deglia anni 90 (Incheon è dove poi costruiranno il nuovo mega aeroporto internazionale). Finito il liceo si ritrovano ognuna a dover affrontare il futuro fatto di possibilità per qualcuna di loro o necessità per altre. C'è la ribelle (interpretata da una giovane Bae Doona) che è costretta a sottostare ad una famiglia patriarcale opprimente, ci sono due gemelle di origini cinesi che sembrano vivere in autonomia senza la presenza di genitori o adulti, poi c'è quella che ha intrapreso una carriera lavorativa di impiegata in una grande società, per raccomandazione della famiglia, e si ritrova a fare caffe' e fotocopie, come ultima ruota del carro, infine c'è l'amica povera che vive di escamotage e sogna di fare un esperienza all'estero come disegnatrice. Il film si sofferma sull'amicizia e sulle relazioni di un gruppo che dall'entusiasmo puerile della scuola deve riformularsi e sopportare i cambiamenti di una società competitiva e decisamente poco interessata al benessere degli individui. E' un film che usa il tono leggero per mettere in luce dinamiche non propriamente felici. 

 

Paju

di Park Chan-Ok
2009


 Un film complesso, che ho fatto un po' fatica a seguire. Si toccano temi sociali e individuali. Al centro lo sfaldamento del quartiere, la perdita  di identità e le nuove relazioni che devono nascere tra gli individue. C'è un cognato vedovo che si ritrova a vivere con la giovanissima sorella della moglie morta. Ne è anche l'insegnate, ma al tempo stesso è un leader che finisce in galera. Il film non è lineare, ci sono flashback non sempre chiarissimi e va guardato con attenzione. Alcune scene sono intense e drammatiche. Paju è una cittadina depressa, in via di gentifricazione, sul confine con la Corea del Nord, ritratta con toni cupi, lividi e desolanti, dove alle croci cristiane al neon si alternano edifici diroccati e sentimenti umani inespressi e dolorosi.


Passerby #3

di Shin Su-won
2010


 Primo lungometraggio della regista coreana diventata famosa e importante con i successivi film. Questo film affronta la difficoltà di una donna, madre e moglie, di riuscire a dedicarsi al proprio desiderio lavorativo di girare un film. Affronterà vari livelli di frustrazione, umiliazione e fallimento, tuttavia non sarà in grado di piegarsi alle pure logiche di mercato e tanto meno di portare a termine il proprio obiettivo. Il film si regge sulla performance dell'attrice protagonista So-Myung Baek, che da' corpo e forma a questa donna, fragile, ma testarda, quasi al limite dell'otuso. Il film lascia l'amaro in bocca e solo a tratti fa sorridere. Molto importante, come negli altri film dell'autrice, è la musica che in parte risolleva le sorti del film e della storia raccontata.

 

Helpless

di Byun Young-Joo
2012

La scelta del thriller per raccontare altro è ormai consolidata da tanto tempo, sia in letteratura che al cinema. In effetti questo film poteva essere interessante se non si fosse perso in un racconto già visto troppe volte, con personaggi piatti e inespressivi. Il detective radiato che però sa fare il suo lavoro, il fidanzato disperato che cerca la verità, la protagonista donna che nasconde una doppiezza drammatica. Il film si lascia vedere e sembra sia stato un successo di pubblico in Corea, tuttavia il mordente psicologico non c'è e si può solo ragionare su cosa sarebbe potuto essere. La violenza nell'infanzia crea mostri, una società violenta basata sul ricatto e i debiti, spinge gli individui alla solitudine e appunto alla violenza estrema. Detto questo è, purtroppo, solo contorno di una storia che si ha la sensazione di aver già visto numerose volte.

 


Pluto

di Shin Su-Won
2012

Ambientato in una scuola superiore di Seoul, dove per riuscire ad essere ammessi all'unico posto disponibile della prestigiosa Università nazionale di Seoul, gli studenti migliori non si sprecano in sforzi, tiri bassi e violenti, gli uni contro gli altri. Girato anni prima di Parasite e Squid Game, ne anticipa i temi e in parte le atmosfere, senza tuttavia riuscire molto nell'intento. Una metafora spenta della società coreana che non disdegna di "macinare" negli ingranaggi della competizione le giovani vite del futuro. Peccato, perchè molte sequenze, la musica, alcune trovate di montaggio comunque lo rendono interessante.


A girl at my door

di July Jung
2014 


Bae Doona nei panni di una poliziotta trasferita dalla città alla periferia dell'"Impero". Deve fare i conti con la violenza, il sessismo e la struttura patriarcale di una tradizione per nulla scomparsa. Il film è un'opera prima e ha il pregio di riuscire a comunicare il disagio e la violenza in modo equilibrato. Tuttavia non mi è parso un grande film, forse un po' scontato?


The truth beneath

di Lee Kyoung-Mi
2016


Mah... Ci sono elementi tanto amati dal cinema coreano: la politica, la violenza, i rapporti coniugali finti e ipocriti, la gioventù abusata che però non disdegna di ricattare ed estorcere quello che pensa gli spetti. Un po' di moralismo di troppo, lacrime e colpi di scena in un incastro che tuttavia si segue con interesse. L'assassino, tuttavia, è chiaro fin dall'inizio. Verrebbe il dubbio che non sia importante la trama nera, ma come è raccontata e cosa si mostra, ma proprio questa cosa rende il film poco originale e alla fine non molto interessante.

 

A haunting Hitchhike

di Jeong Hee-Jae
2017

 

Microhabitat ***

di Jeon Go-Woon
2017 


 Altra opera prima, particolare, su cui avevo scritto precedentemenete nel blog (leggi la recensione completa). Una sorta di vita errabonda di un aragazza alternativa che prova a non sottostare alle regole spietate della competizione capitalistica.


House of Hummingbird ***

di Ki Bora
2018 

Altra opera prima di una regista che ha anche scritto e prodotto il film. Un intenso film famigliare e adolescenziale. La protagonista, all'epoca quindicenne, è molto brava. Il fascino di questo film è dato dalla lentezza che richiedono i sentimenti, per nulla sdolcinati o favolistici. Il centro del film è la follia anaffettiva di una famiglia disfunzionale e le possibilità invece di comprensione e condivisione con chi si sceglie, che siano amiche o mentori. Gli adulti sono aggressivi, assenti o disinteressati a capire, spesso deboli e irascibili. La ragazzina, invece, riesce a costruire il proprio mondo all'interno del quale sopravvivere, come il colibri che sembra immobile, ma necessita di muovere velocissime ali. Guardiamo centinaia di volti, ma quanti riusciamo a comprendere? E' la domanda che si pone il film. Un piccolo gioiello girato con delicatezza con poche sbavature e con attori diretti benissimo.
(Su https://www.koreanworld.it/house-of-hummingbird/ una recensione completa e intelligente)

 

Maggie

di Lee Ok-Seop
2018

 


Uno strampalato debutto nel lungometraggio della giovane regista coreana. Si fatica a seguire la trama. Forse come esistono i cibi destrutturati, anche questo vorrebbe essere un racconto destrutturato? In realtà il tema centrale è la fiducia (la mancanza di fiducia) che mina le relazioni umane, ma è rappresenta mediante tanti piccoli episodi debolmente collegati l'uno con l'atro, quasi fossero singoli siparietti semi-comici. E' un peccato perchè dal punto di vista puramente visivo e musicale, il film è gradevole... ma poi la storia sprofonda in un buco di significato, facendo affondare lo spettatore nello sconcerto della noia di certo film nonsense.

 

Our body ***

di Han Ka-Ram
2018


 Opera prima piuttosto interessante. Ho letto che il film nasce come saggio finale della scuola di cinema frequentata dalla giovane regista. Si afrronta il corpo come strumento di disagio e benessere e la difficoltà femminile di conoscere il proprio corpo e usarlo per il proprio piacere in una società competitiva e maschilista. Ci sono gli elementi tipici di molta cinematografia coreana: l'umiliazione (depressione?) che spinge alla rinascita, non senza contraddizioni e difficoltà.


Little forest

di Yim Soon-Rye
2018

 

Sub-zero wind

di Kim Yuri
2018

 

Heart

di Jeong Ga-Young
2019

 

Way back Home

di Park Sun-Joo
2019

 

A boy and sungreen

di Ahn Ju-Young
2019

 

An Old Lady

di Lim Sun-Ae
2019

 
Scritto e diretto dalla regista coreana, affronta un tema delicato, quasi indicibile. Da un lato la sessualità negata, non nominata, indicibile, di una donna non più giovane, di 69 anni, dall'altro l'abuso e la violenza. La donna viene violentata dall'infermiere poco meno che trentenne e questo produce l'incredulità di tutti: della polizia in primis, ma anche di chi vive con lei e di chi viene a conoscenza del fatto. Questa cosa da' l'occasione al film, nel suo stile ellittico e confuso, di raccontare la difficoltà di essere donna e anziana in un mondo eternamente in corsa e giovane. E' un film interessante, anche se a tratti oscuro e a tratti invece fin troppo didascalico. Vorrebeb rendere per immagini lo spaesamento e il dubbio di una donna che vienen spinta dal mondo a dubitare di se stessa.



Lucky Chan-sil

di Kim Cho-Hee
2019 

Un po' Rohmer, un po' Hong Sang-soo, e ironicamente Ozu, Kim Cho-Hee si diverte a raccontare la crisi del cinema, e, attraverso il fantasma di Leslie Cheung, fa muovere una sceneggitrice in stato di confusione verso nuovi obiettivi o nuove sale vuote riempite dal bagliore abbacinante di paesaggi vuoti innevati. Sperduti nel bosco, o in una mediateca, o tra le pulizie di un appartamento di un'attrice svampita, la protagonista fa quello che sa fare, sognare, deprimersi e tutto sommato vivere. Un film carino, non originalissimo, dai toni leggeri e al tempo stesso una riflessione su cosa è il cinema oggi.

 

Moving on ***

di Yoon Dan-Bi
2019


Un film famigliare molto interessante sull'estate di una ragazzina che si ritrova a coabitare col nonno a fronte delle difficoltà economiche del padre separato. Sarà l'occasione di abbracciare nuove possibilità e punti di vista. Ne avevo scritto qui, leggi la recensione.

 

The house of us

di Yoon Ga-eun
2019


Un piccolo film di bambine. Un terzetto improbabile alle prese col tentativo di non far affittare l'appartamento dove una delle tre vive. Gli adulti sono quasi assenti e quando presenti sono esseri anafettivi e pericolosi. L'infanzia abbandonata, oppure la difficoltà di diventare adulti? Il film è girato bene e la regista è stata molto brava a dirigere le piccolissime attrici. 
 
 

Next Sohee

di  July Jung
2022

La stessa  regista di "A girl at my door", che continua nel suo racconto del destino di giovani vite.
Qui da noi, in Italia, la chiamano alternanza scuola-lavoro, in Corea è il tirocinio curriculare obbligatorio per gli studenti delle scuole tecniche, costretti a lavorare sottopagati in un meccanismo di pressioni sociali e aziendali di obiettivi e punteggi che per noi italiani è inimmaginabile, quanto opprimente. Il film racconta della distruzione della gioia di vivere di una ragazza energica, So-hee,, determinata e piena di vita. Il film è diviso nettamente in due parti. La prima è molto riuscita, racconta e descrive la psicologia di questa ragazza interpretata splendidamente da Kim Si-Eun. La seconda parte invece cade miseramente nel tipico drama coreano che vuole stimolare le lacrime, o la facile critica sociale. Nel complesso un buon film con una Bae Doona spenta e inespressiva al suo solito (ormai).

When You grow Up

di Kim Eun-hee
cortometraggio
2022

Un piccolo film molto interessante, sia per la struttura che mescola realtà e finzione, che per il contenuto. L'autrice è una sceneggiatrice di esperienza che si cimenta questa volta anche nella regia. Affronta la discriminazione di genere e di come le donne in Corea siano ancora considerate non alla pari degli uomini. E' interessante, ripeto, l'approccio: da un lato ci mostra come l'educazione alla discriminazione avviene (i maschi piccoli imparano dai maschi grandi) e dall'altra come il maschio ormai adulto a parole si consideri "femminista", ma a conti fatti non pare molto cambiata la sua mentalità. Alla freschezza quasi surreale del racconto dei ragazzini, si inserisce la tensione palpabile tra gli adulti. Bello.


No heaven, but love.

di Han Jay
2023


Un film dichiaratamente LGBTQ+ (come la regista del resto). Amore lesbico tra giovanissime donne alle prese col maschilismo iperviolento della società e delle famiglia tradizionale coreana, a cavallo del millennium bug (1999). Un film un po' troppo manicheo e con seri problemi di sceneggiatura. Detto questo, va letto come un duro attacco al maschio coreano, un maschio che anche se fisicamente non c'è, in realtà pervade molte menti femminili (le due madri nel film). Il film da' il meglio di se' nel raccontare la nascita di un amore e la profondità di un'amicizia al femminile. Il resto andava sviluppato meglio, a cominciare dalla strutturazione della storia.



The Point Men


di Yim Soon-Rye
2023


L'unico film a grande budget diretto da una donna nel 2023. Si racconta del gruppo di coreani religiosi rapiti dai terroristi in Afganista nel 2006. Un action movie totalmente al maschile, tuttavia diretto da una donna (la Kathryn Bigelow della Corea?). Un film di tensione, tuttavia stemperata e addolcito da alcuni meccanismi narrativi e dalla presenza di un personaggio al limite del buffonesco. Un prodotto godibile, nulla di più.





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