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| Fotografia Archivio Letizia Battaglia - 1979 Hotel Zagarella |
Leggendo il libro del 2012 di Giulio Cavalli sul processo Andreotti: "L'innocenza di Giulio", apprendo con sincero stupore che esistono voci, smentite e querele, sul legame dei Mattarella con la Mafia. Si, la famiglia di Sergio Mattarella, l'attuale Presidente della Repubblica e fratello di Piersanti, ucciso dalla mafia (o forse dai fascisti). Pur reputandomi informato, in realtà sono profondamente ignorante e dimentico in fretta fatti, date e persone. In ogni caso mai avevo letto della questione mafia e Mattarella.
Nel libro di Cavalli si accenna alla questione: devo dire che, in modo nemmeno troppo velato, si fa riferimento a cosiddetti contatti tra Bernardo Mattarella (il padre di Piersanti e Sergio) e la mafia dell'epoca, legando la su figura anche ai fatti di Portella della Ginestra e al bandito Giuliano. Inoltre quando Cavalli parla di Piersanti, fa riferimento un paio di volte alla fotografia di Letizia Battaglia che ritrae Andreotti in compagnia dei fratelli Salvo (imprenditori mafiosi) e in cui compare anche Piersanti, presso l'Hotel Zagarella a palermo nel 1979. Quella fotografia venne usata nel processo Andreotti per smentire l'imputato che insisteva nel dire di non aver mai incontrato i fratelli Salvo.
Piersanti Mattarella è un uomo di punta della Democrazia cristiana, destinato di lì a poco a diventare segretario nazionale del partito. Politico come il padre Bernardo, ma con una differenza sostanziale: mentre Bernardo Mattarella (dieci volte ministro nella sua lunga carriera) era indicato da più fonti come molto vicino a Paolino Bontate e alle esigenze di Cosa nostra, Piersanti ha avuto modo di conoscere il boss Stefano Bontate (fiduciario per Cosa nostra dei rapporti politici con la Dc), ma ha rifiutato di diventarne schiavo. Oggi Sergio Mattarella, fratello di Piersanti, smentisce le dichiarazioni dei pentiti e sostiene che nessuno nella sua famiglia ha mai avuto rapporti con la mafia. Piersanti Mattarella ha ritenuto urgente un’opera di pulizia morale e antimafiosa della classe dirigente della Democrazia cristiana in Sicilia. Ha deciso di rompere con la mafia. (- estratto dal libro di Cavalli)
Ora è ovvio che non basta partecipare ad un incontro siciliano in piena campagna elettorale, dove c'è di tutto, di sicuro imprenditori e politici collusi con la mafia (come Salvo Lima), per essere mafiosi. Servono prove e fatti che dimostrano l'azione mafiosa di un politico. Anche se occorre precisare che l'hotel della fotografia era di proprietà dei fratelli Salvo, la cui fama li precedeva già all'epoca.
Cavalli aggiunge su Piersanti:
(che trovate anche su un articolo di Domani del 2024)
Dirà il pentito Francesco Marino Mannoia il 3 aprile 1993:
- La ragione di questo delitto risiede nel fatto che Mattarella Piersanti – dopo avere intrattenuto rapporti amichevoli con i cugini Salvo e con Bontate Stefano, ai quali non lesinava i favori – successivamente aveva mutato la propria linea di condotta. Egli, entrando in violento contrasto ad esempio con l’onorevole Rosario Nicoletti, voleva rompere con la mafia, dare «uno schiaffo» a tutte le amicizie mafiose e intendeva intraprendere un’azione di rinnovamento del partito della Democrazia cristiana in Sicilia, andando contro gli interessi di Cosa nostra e dei vari cugini Salvo... -
Mi è sorta così la curiosità di provare ad approfondire la questione. Di seguito quello che ho trovato.
1) Wikipedia riporta in modo defilato la questione, citando però Danilo Dolci, il sociologo e attivista, che ha vissuto in Sicilia praticando informazione, lotta politita non violenta. Dolci redige negli anni sessanta un dossier sulla mafia e la Democrazia Cristiana (poi pubblicato nel 1966 da Einaudi col titolo "Chi gioca solo") e nel 1965 in una conferenza stampa denuncia le collusioni della mafia con Bernardo Mattarella e Calogero Volpe, i rappresentanti più importanti della DC siciliana, all'epoca ministro uno e sottosegretario l'altro del secondo governo Moro. Dolci verrà denunciato da Mattarella e Volpe per diffamazione e dopo anni si beccherà due anni di galera, amnistiati.
2) Negli anni novanta compaiono delle dichiarazioni di pentiti e collaboratori di giustizia in cui tra le vari e cose si fa riferimento ai rapporti tra Bernardo Mattarella e la mafia. Francesco Di Carlo successivamente, dopo decenni ricorda e rimpolpa le sue dichiarazioni, poi dichiarate inattendibili.
"Il vecchio Bernardo Mattarella, padre del capo dello Stato, mi fu presentato come uomo d'onore di Castellammare del Golfo. Me lo presentò tra il '63 e il '64 il dc Calogero Volpe, affiliato alla famiglia di Caltanissetta, che aveva uno studio a Palermo". A parlare della dichiarazione dirompente del collaboratore di giustizia, Francesco Di Carlo,
3) Tuttavia le voci non si sono placate. Nel 1992, Claudio Martelli fa riferimento a Mattarella padre come uno dei politici democristiani che contribuirono a traghettare la mafia dal fascismo alla Dc, citando la relazione di minoranza della commissione antimafia a firma Pio La Torre del 1976. La citazione di Martelli, fornita con tanto di numero di pagina (pagina 575) in realtà a me pare un taglia e cuci di vari paragrafi, dunque una interpretazione più che una semplice citazione. L'originale può essere visionato nella relazione nell'archivio Pio La torre (il pdf si scarica qui).
Di seguito cosa ha detto Martelli a Enrico Fierro del Fatto quotidiano il 2 febbraio 2015:
Era il 1976…
Ricordo bene… aspetti che ho qui la relazione, pagina 575, La Torre analizza il passaggio di campo della mafia dal 1948 al 1955, proprio gli anni in cui cresce il potere di Mattarella padre. “La Regione siciliana fu impiantata da uno schieramento politico che era l’espressione organica del blocco agrario e del sistema di potere mafioso”. Nella pagina precedente La Torre spiega “verso quali forze politiche si orientarono le cosche mafiose” dopo il tramonto del separatismo. Una parte, fu la risposta, “si orientò verso la Dc… uomini come Aldisio, Milazzo, Alessi, Scelba, Mattarella… era la doppia anima della politica che la Dc seguirà negli anni successivi: da un lato, un programma di riforme e di sviluppo democratico e dall’altro un compromesso con i ceti parassitari isolani”. All’epoca della polemica o Sergio Mattarella non aveva capito o faceva finta di non capire.
4) Nel 2000 un libro Longanesi di Alfio Caruso "Da Cosa nasce cosa", tratta evidentemente con "approssimazione" i rapporti tra i Mattarella e la mafia, pertanto Sergio e i nipoti nel 2009 intentano una causa per diffamazione che vinceranno. Qui di seguito un estratto del libro.
A quella data, infatti, siamo già all’accademia; la partita vera si è conclusa con il cambio di casacca della mafia traslocata dal MIS alla nascente DC. Esistono due precisi riferimenti cronologici. Nel febbraio del ’44 Giuseppe Alessi, che incarna l’anima intransigente della Democrazia Cristiana, si oppone vanamente all’ingresso nel partito degli ex separatisti del Vallone - un insieme di paesi in provincia di Caltanissetta - la cui mente politica è Calogero Volpe, futuro deputato e sottosegretario alle Poste, e il cui braccio armato sono Giuseppe Genco Russo, Calogero Vizzini e Vanni Sacco: la sacra Trimurti dell’ "alta mafia". Nel gennaio del ’45 Bernardo Mattarella, l’esponente più rampante della Democrazia Cristiana, benedice con un articolo sul Popolo l’ingresso nel partito dei villalbesi di don Calò Vizzini.
5) Nel 2016, Repici, l'avvocato di Caruso, chiede la revisione della sentenza di condanna di Dolci, sull'onda delle successive deposizioni dei pentiti di mafia Buscetta, Mannoia e Di Carlo che sostenevano il legame di Bernardo Mattarella con la mafia. In questo articolo del Fatto Quotidiano a firma Giuseppe Pipitone è possibile leggere con magior chiarezza quanto vado scrivendo.
6) Altro dettaglio spesso ripreso. Sembrerebbe che la madre di Sergio Mattarella, ovvero la moglie di Bernardo, tal Maria Buccellato, fosse figlia di Antonio Buccellato, un noto boss mafioso di trapani. Il giudice che ha ricevuto la richiesta di convocare Sergio Mattarella per verificare le informazioni ha rigettato la richiesta perchè in possesso di documenti che verificano che l'Antonio Buccellato, nonno di Sergio Mattarella, era solo un omonimo che non aveva a che fare con la famiglia mafiosa in questione.
7) Online, il principale giornale che riporta articoli che sollevano dubbi sui Mattarella è il Fatto Quotidiano, è possibile trovare numerosi articoli nel corso del tempo. Si Trovano anche varie testate e siti che riportano estratti e pezzi di articoli o estratti del processo per diffamazione spesso in modo approssimativo e confuso.
CONCLUSIONE
Quindi? i Mattarella's sono o no mafiosi? Per la legge nulla può essere imputato ai Mattarella.
Detto questo di sicuro padre e figlio Piersanti hanno avuto una qualche forma di contatto con l'ambiente mafioso, ma su che genere di legami e azioni questa frequantazione abbia generato, be', si sa ben poco e ben due intellettuali si son beccati condanne per diffamazione per aver insinuato legami senza evidentemente avere prove inconfutabili, o perchè si sono basati su dichiarazioni di pentiti non verificabili. NOn basta che un mafioso o ex mafioso dica delle cose, deve dire fatti verificabili. Spesso invece la mafia si diverte a depistare e a far dire cose palesemente non verificabili, è sufficiente fare nomi e collegare i nomi a personaggi morti da tempo, oppure legare fatti a circostanze impossibili da verificare. Compito della giustizia è tentare di verificare e dunque avere riscontri e prove.
Tuttavia rimane la verità storica, cosa a cui Cavalli nel suo libro preme. Mentre su Pio la Torre mai nessun dubbio è sorto e il suo assassinio è strettamente legato al lavoro quotidiano di denuncia del potere mafioso e politico, be' su altre figure i dubbi spuntano e naturalmente poi arrivano coloro che ci speculano. E' difficile dare un giudizio storico su fatti complessi in epoche non vicine ma nemmeno lontanissime come gli anni del dopoguerra in Sicilia dove stato, mafia, americani e fascismo eversivo erano strettamente incastrati. Servirà il tempo, serviranno gli storici che si metteranno a cercare documenti e riscontri utili per la ricerca storiografica.

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