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generata da AI Chat GPT |
Nel 1998 discutevo con un amico (che ormai non vedo più da anni) su un suo lavoro creativo. Un foglio scritto e fotocopiato a ripetizione, fotocopia della fotocopia, fino a diventare praticamente bianco e illeggibile. Nelle sue intenzioni voleva essere la rappresentazione di quanto la copia della copia perda di significato e di identità. Naturalmente si parlava della copia meccanica, tecnologica, analogica.
Mentre mi raccontava il suo lavoro io pensavo che non fosse poi così originale, che rientrasse nelle solite questioni di arte e copia, originalità e imitazione, cose noiose, insomma, già affrontate con l'avvento della fotografia rispetto alla pittura a fine ottocento.
In più era l'epoca dell'avvento del digitale nell'ambito della comunicazione, della fotografia, del cinema, della musica. Stavamo assistendo ad una rivoluzione e parlare di copie fotocopiate faceva ridere, secondo me.
Una copia digitale, dicevo, è identica all'originale, anzi potrebbe essere migliore, nel senso che con il digitale è possibile intervenire e sistemare i problemi dell'originale o aggiungere elementi, arricchire, variare, modulare...
Sono passati ventisette anni, molto è cambiato. Siamo tutti invecchiati, io ho perso capelli e amici, ho lavorato, ma ho messo da parte le aspirazioni artistiche dell'età giovane. Il modo di percepire la comunicazione del 1998 si è trasformato radicalmente. Quotidianamente subiamo passivamente quantità inimmaginabili di stimoli visivi e sonori, ogni individuo potrebbe avere un archivio sterminato di ricordi digitali che deve archiviare da qualche parte e che con tutta probabilità nessuno guarderà mai, ne lui, ne i suoi discendenti. Nel mio piccolo, piccolissimo mondo partivo in treno con 10 rullini e potevo scattare 360 immagini al massimo. Oggi parto in aereo con le mie schede di memoria ed è normale scattare migliaia di immagini che poi scarico sul pc e seleziono, tempo e voglia permettendo.
Ma c'è qualcosa di rivoluzionario oggi, nel bene e nel male. I chat-bot, l'intelligenza artificiale, la possibilità di generare immagini e video da testo o da altre immagini. Le possibilità sembrano infinite e alla portata di tutti. Digito: creami una scena in cui xx fa yy in stile Miazaki e in pochi secondi ottengo una illustrazione che sembra uscita dalla matita del disegnatore giapponese.
All'interno di questo mondo digitale e ipertofico come per miracolo, però, ritorna ad essere attuale il lavoro del mio ex-amico. Chi l'avrebbe detto?!
Le intelligenze artificiali per funzionare bene hanno bisogno di banche dati enormi, sempre più grandi. Per generare una fotografia realistica, l'algoritmo deve essere stato addestrato su miliardi e miliardi di immagini attendibili.
Finora era un gioco facile. Si partiva dall'anno zero e la maggior parte delle immagini erano vere, originali. Ora invece il web sono inondati da immagini sintetiche, generate appunto dalle intelligenze artificiali che diventano a tutti gli effetti immagini come le altre su cui gli algoritmi si addestrano.
Ci sono ricerche che fanno notare come a partire dal 2030-35 le intelligenze artificiali avranno esaurito le banche dati di qualità su cui lavorare e che dunque useranno le immagini prodotte da loro stesse. Altri studi provano che se alleni un generatore di immagini su immagini sintetiche ben presto ciò che viene fuori è assurdo, sbagliato, poco aderente alla realtà, con tutta probabilità sgraziato, mostruoso. In realtà le ricerche si basano sui testi. Facendo allenare le intelligenze artificali su testi prodotti da intelligenze artificiali, dopo vari cicli si ottengono veri e propi testi non leggibili, con addirittura parole inesistenti e caratteri astrusi. Lo stesso meccanismo, immagino, è facilmente applicabile al campo delle immagini.
Quindi il mio amici ci aveva visto bene. Lavorando sulla copia della copia si perde il contenuto, si ottiene qualcosa di vuoto e sbagliato, inesistente, brutto.
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