Love life

di Kôji Fukada
Giappone 2022 


Fukada scrive e dirige un film preciso come la lama di un coltello, riuscendo tuttavia a evitare il rischio di raccontare una storia asettica o di maniera. Love life è pieno di umanità fatta di sentimenti, pensieri, riflessioni, scelte, azioni e avvenimenti. Tuttavia è l'umanità nipponica: molto contenuta, poco propensa a discutere e affrontare di petto le questioni, più portata a posture, attese, improvvisi scatti d'ira, subito contenuti e scusati. Quello che conta è la forma, perchè nella forma si nascondono le rischieste, le aspettative, l'ordine famigliare e sociale.
E se qualcosa va storto? e se questo qualcosa è un dramma di dimensioni inaccettabili? che succede?
La protagonista non può affrontare la dura prova che il destino le riserva, per lo meno non può affrontarla all'interno del contesto giapponese, munita soltanto del lessico giapponese. In quest'ottica si inserisce un uomo coreano, l'ex marito, nonchè padre biologico del figlio, sordomuto e praticamente homeless, quanto di peggio ci sia a turbare la vita della società armoniosa del sol levante. Con lui, attraverso i gesti e forse anche attraverso un legame ancestrale, non fatto di parole e razionalità, ma emotività, con questo ex-marito, dicevo, riesce ad affrontare la dura prova.
Fukada ci guida in modo pacato, ma inseorabile, nelle rigidità delle convenzioni sociali, mostrando quanto possano essere violente, quanto possano far sentire male una persona o addirittura condizionarla al punto di non provare più emozioni. Dunque è necessario un elemento esterno, qualcosa di disturbante e nuovo (ma anche antico e profondo) per dare uno scossono all'esistenza oridinata, anche se solo in apparenza.
Il film si guarda con piacere perchè è girato molto bene e i personaggi sono naturali e spontanei, tuttavia la storia è strutturata secondo un progetto e un intento che per qualcuno potrebbe sembrare troppo didascalico e troppo poco simbolico. Ogni personaggio è vivo, ma al tempo stesso è una maschera dal significato preciso. I suoceri sono la tradizione, il marito è il giappone contemporaneo che è strettamente legato al passato, pur desiderando di esplorare strade nuove, che però non sa ben gestire. Il bambino è quel giappone prodigioso che in qualche modo ha subito un battuta d'arrestio, perdendo vitalità e memoria. L'ex-marito coreano è l'elemento alieno che scardina le certezze giapponesi, mettendo dunque in discussione l'ordine e la forma. E Taeko (la moglie)? Lei è l'anello di congiunzione tra la società ordinata e l'imprevisto, tra la consuetudine silenziosa e l'urlo disperato, tra l'immobilità che necessita di dimenticare e la memoria che rivendica la propria esistenza. Una delle scene più toccanti e significative del film è durante una cerimonia in cui ad uno schiaffo segue un pianto disperato, di più non posso dire...

Commenti