Past Lives

di Celine Song
USA 2023

Il disegno è mio, ispirato ai momenti salienti del film

Il film non mi è piaciuto per tante ragioni. Una fra tutte il conformismo.

Come l'avrei scritto io? ci provo.

Buona la parte in Corea, con l'amore infantile dei due ragazzini, quasi a simboleggiare una sorta di imprinting culturale.

Poi però avrei inserito una qualche forma di conflitto familiare: per esempio, la ragazzina arriva in suolo americano (Canada), fatica a integrarsi, entra in conflitto con la madre (padre assente o preso dal suo mestiere di artista) e questo le consente di rifiutare quel legame infantile (la propria identità) per poi recuperarla in futuro.

E infatti sarà lei a cercare lui, il fidanzatino del passato, e non il contrario.

E ancora sarà lei che ammicca e ci prova col coreano, per poi abbandonarlo e buttarsi pienamente nella nuova identita acquisita, conil matrimonio americano. Magari avrei anche evitato che sto marito fosse un intellettuale piuttosto insicuro. Ci avrei messo un "carpenter", qualcuno dal lavoro manuale, che costruisce cose, oggetti, case. Ma va bene anche l'intellettuale, perchè no? di questi tempi ragionano di più i falegnami che gli intellettuali.

Poi ritorna la fiamma del passato, la curiosità, il famoso imprinting. Si rivedono a distanza di anni, si desiderano, tengono una qualche forma di distanza fisica che poi sfocia in una relazione poliamorosa. Questo dovrebbe essere il centro del film. Non per risvegliare gli appetiti pruriginosi dei guardoni maschi, ma per raccontare come il mondo stia cambiando e come le identità si ibridino e coesistano in forme nuove e possibili.Il centro del film e della relazione sarebbe stata la donna, e i due uomini (una sorta di Jules e Jim dei giorni nostri), invece di competere, avrebbero collaborato per la costruzione di un mondo diverso e per nulla scontato, contro conformismi, mode passeggere e rituali monogami infarciti di nostalgia e malinconia.

Per fare film interessanti ci vuole coraggio e occorre uscire dal mero biografismo o dalla propria confort zone. La tua vita la puoi raccontare se ha un senso collettivo, se aiuta i più a comprendere se stessi e il mondo in cui tutti quanti, nel bene e nel male, ci tocca vivere, altrimenti è terapia personale spacciata per arte.

L'aspetto più irritante del film, è la decisione di prendere un tema così delicato, come la migrazione e trasformarlo in una sorta di banale piccolo spostamento del cuore di una elite intellettuale benestante. E' offensivo, rispetto ai milioni di migranti usati, sfruttati e gettati dalla coscenza di coloro (tutti noi occidentali) che hanno la possibilità di filosofeggiare su identità culturali ibridate per desiderio, opportunità, possibilità e, perchè no, pure per gioco... siamo una minoranza di "turisti", voglio dire, che impediscono ai più di prenderse qualcosa che forse gli spetta di diritto, ossia un futuro possibile e dignitoso.

Celine Song evidentemente non ha nulla di tutto questo in mente, non le interessa. Ha fatto il suo film e non il mio, ci mancherebbe.

Tuttavia, avrebbe dovuto, per lo meno, evitare i luoghi comuni e abusati: ponti, passaggi, bivi, scrittori e teatro, giostre che girano sullo sfondo di una città banale e abusata fino allo sfinimento come New York.

A ben guardare, per chi qualche film coreano se l'è visto, pure la prima parte ambientata in Corea ha un che di finto, stucchevole, di già visto.

Forse Song aveva in mente di osservare con sguardo critico la contemporaneità fusion fatta di banalità e luoghi e dialoghi scontati... ma in tutta sincerità non mi sembra sia l'intento del film.

I due attori maschi sono poco più che macchiette. Greta Lee, che interpreta Nora, è molto brava nel rendere da un lato l'impassibilità dei volti e dei gesti degli asiatici e dall'altro di dare a questa staticità un'anima, grazie, a espressioni, piccoli movimenti di volto e corpo. Se il film ha un suo pregio è proprio nella presenza di questa brava attrice.

l'edizione italiana è purtroppo doppiata nelle parti inglesi, un film così andrebbe visto necessariamente in lingua originale.


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