April Story (1998)

 di Sunji Iwai
Giappone 1998







 

Scena iniziale, soggettiva, una famiglia saluta la propria figlia che dal nord dell'Hokkaido parte per l'università a Tokyo.
Poi c'è un appartamento vuoto che verrà riempito da tantissimi oggetti, troppi, portati dalla ditta dei traslochi sotto una "pioggia" di ciliegi in fiore (in Giappone l'anno scolastico inizia il primo aprile).
La ragazza si dimostra solitaria e timida e sembra far fatica ad integrarsi nella comunità di studenti. Si ritrova a far parte del club degli studenti della pesca (dalle scuole superiori, forse, prima, i giapponesi hanno l'ossessione e in parte l'obbligo di far parte di club pomeridiani autogestiti in cui si dedicano ad attività ricreative e culturali).
La ragazza frequanta spesso una libreria perchè sa che ci lavora un ex-studente della sua scuola in Hokkaido, che a lei piaceva, a insaputa del ragazzo. Il giorno in cui riusciranno finalmente a scambiare qualche parole la ragazza viene sorpresa da una pioggia torrenziale, dovrà così procurarsi un ombrello che le viene prestato dal ragazzo della libreria: un ombrello rosso, non perfetto, ma che le consente di affrontare le intemperie, sorridendo.

Un film minimale e di brevissima durata (solo un'ora). Riesce a rappresentare la fase di passaggio dall'età giovanile a quella adulta, attraverso le paure, la solitudine, la timidezza, ma anche l'ostinazione, la passione e il coraggio del desiderio e della speranza. L'attrice protagonista è molto brava, si cala nel personaggio e riesce a comunicare tutte le sfumature di una ragazza che cambia il proprio mondo, senza rinunciare alla speranza e al sorriso.

La scena iniziale e quella finale sono strettamente correlate. La famiglia giapponese è fatta da legami profondi che non bloccano o inibiscono l'autonomia del singolo. La figlia può partire e scoprire un mondo nuovo, quello della città, e lo farà ben consapevole di essere un membro di una società, ma anche un individuo con il proprio personale mondo, non perfetto, ma autentico.

Il tocco è leggero, evocativo, una fotografia spesso ovattata che rende lo stato di grazia dell'inizio di una storia.


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