Gli evaporati

(Racconti brevissimi)
 
 

Aprile 1987. Intervallo in un liceo di periferia (liceo e non istituto tecnico). E' il primo anno e i ragazzini brufolosi hanno gli ormoni a mille e le ragazzine, nella maggior parte, sono già donne da un pezzo. C'è Angelica, dal nome meno azzeccato possibile, formosa, provocante, ma non bella: ha un viso poco aggraziato e pure il fisico è tracagnotto e non promette bene. Il branco però non guarda a queste cose, individua la preda, ne intercetta la disponibilità psicologica e se ne ciba. Lei è consapevole di non essere la più carina del mondo, gira in compagnia di due gemelle bionde, quelle si carine, Federica e Silvia (Silvia e Federica), altezzose e chiaramente per nulla disponibili. Sono tre amiche che portano a spasso sei seni turgidi e sodi, vista l'età. Quel mattino Angelica è per un momento sola in classe, tre compagni (di cui un ripetente) la circondano, lei ride, loro la sfottono pesantemente e le ordinano di fargliele toccare, le bocce, lei ride, crede sia uno scherzo, ma poi passano all'azione: uno la prende da dietro, da sotto l'ascelle, l'altro per i piedi e il ripetente le infila una mano tra le cosce. Quello che era iniziato, con tutta probabilità, come uno scherzo, in meno che si dica si trasforma in un agguato di gruppo. Lei si divincola, ma continua a ridere, sfugge e cade per terra, ma è bloccata dai tre brufolosi che continuano a toccarla: chi le palpa i seni, che le strofina la mano mano tra le mutande, chi le tocca il culo. Dura tutto pochissimi minuti, forse meno di un minuto, ma nel volto della sventurata qualcosa cambia. Per un momento incrocia lo sguardo di un altro compagno di classe, uno che lei sa essere un bravo ragazzo, serio, a posto, ma poco figo e poco rilevante (non hanno praticamente mai scambiato una parola), i loro sguardi si incrociano per una frazione di secondo e il panico di Angelica si rispecchia in quello di lui, o meglio, lei, per quella frazione di tempo, può vedere negli occhi di quel compagno sfigato la sua condizione di carne in pasto a lupi. Si allarma, non è più la femme fatale delle sue fantasie e del suo desiderio, quel gioco non le sta più ben (ma non le stava bene nemmeno prima), grida di farla finita, ma i tre la ignorano e continuano a palparla, come fosse una brutta bambola gonfiabile. Angelica piange, il trucco pesante perde di consistenza, sbava, riesce infine a rialzarsi furiosa, mentre i tre fuggono dall'aula con i volti sfigurati dal desiderio, nel frattempo entrano le due gemelle che le corrono incontro.

Trentacinque anni dopo. Il ripetente è stato messo a lavorare in una delle innumerevoli aziende di famiglia. Quello che tratteneva la ragazza dal di dietro è quasi finito in riformatorio, ma grazie all'avvocato del padre ha girato numerosi centri di disintossicazione. Infine il terzo, conclusa in ritardo la facoltà di economia, passato nell'ala sinistra della contestazione e dedicatosi alla musica, è finito, come primo impiego, a occupare la poltrona di responsabile dell'ufficio investimenti di una banca online. Ha così preso casa in città, ristrutturata e arredata dal talentuoso architetto gay, amico della moglie. E il ragazzino sfigato? E Angelica? Di loro si sono perse le tracce, come spariti, evaporati dal mondo di trentacinque anni dopo.

Commenti