Happy End

di JEONG JI-WOO
Corea del Sud, 1999
Recensione.


 

Perchè mi è capitato tra le mani? Devo aver letto qualcosa di vago in giro e così ho deciso di guardarlo. In effetti se ne parla, poco, ma bene. Come un esordio promettente. Il regista poi farà carriera e dirigerà il successo di botteghino Eungyo (2012), con l'attrice Kim Go-Eun, già vista e già "inquietante" nella sua naturalezza sensuale in Night And Day (2008) del più autoriale Hong Sang-soo.
Insomma l'ho visto e dico subito che non mi è piaciuto, o meglio il film è costruito bene, la trama scorre con qualche forzatura*, le scene di sesso sono girate in modo ineccepibile, a solleticare più basso ventre maschile che femminile, gli attori sono bravi, in particolare la moglie e il marito. Il marito è il bravissimo
Choi Min-sik, che poi vedremo in Old Boy e Ladyvendetta e in tanti altri film. La sua frustrazione è palpabile, la trasmette allo spettatore, facendolo soffrire o forse vergognare. Punto. Il resto è inutilità con buona dose di maschilismo moralista. Mi ha fatto pensare a Tokyo Sonata (2008) del giapponese Kurosawa Kiyoshi, giusto per qualche minuto, poi in realtà Happy End devia e non conclude nulla, non aggiunge niente ai rapporti matrimoniale, al desiderio famigliare, alla frustrazione dell'estrema competizione capitalista, alla dissoluzione dei rapporti umani, al vuoto tra marito e moglie. Vorrebbe giudicare il corpo femminile e punirlo? Vorrebbe analizzare la violenza del buon marito e padre di famiglia? In ogni caso non ci riesce. La buona fattura non compensa il vuoto di idee. Rimane la violenza di una punizione ingiustificata. Pollice verso.

(*Mi rimane un dubbio: se trovi una chiave strana nel mazzo di tua moglie... come fai a recuperare l'indirizzo di origine dell'abitazione a cui appartiene la chiave? forse in Corea sono geolocalizzate a favore dei ladri? mah)

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