I cigni selvatici di...

 

Il vuoto dovuto alla morte di chi ci accompagna nel quotidiano è qualcosa di difficile da sostenere. Esiste un prima, poi un dopo. Questione di termini e di astrazione. Rimane il fatto di non avere più la possibilità di uno scambio reale con chi è morto. Possiamo parlare con i morti attraverso i ricordi e l'immaginazione. Scrivere dei defunti è cosa normale. Ragionare sull'accaduto può diventara prassi quotidiana e dunque il morto continua a farci compagnia. Non è la stessa cosa senza dubbio. Ma la vicinanza, con chi non esiste più, può diminuire d'intensità, oppure accentuarsi. Parlare con i fantasmi, vivere in compagnia di queste entità astratte è frutto di una capacità peculiare degli umani: immaginare ciò che non c'è, proiettare le possibilità oltre a ciò che i cinque sensi comunicano. Nulla di soprannaturale, non servono medium o sedute spiritiche, più che altro desiderio di contatto, a fronte di una inevitabile sensazione di amputazione. Il lutto è amputazione del corpo. Che non si suggerisca della necessità di andare da uno specialista e che un anno possa bastare. Banalità. Servono parola, pensiero e immaginazione. Occorrerebbe suggerirlo a chi rimane in vita: perchè taci? "Perchè non parli? Perchè non argenti di stelle questo scialbo mattino?".

li vidi, prima che finissi il conto,
tutti di colpo sollevarsi
e sperdersi rotando in grandi cerchi interrotti
sulle ali rumorose.

/W.B.Yeats -  I cigni selvatici di Coole

 

Dialogo fra l'inquisitore e un'imputata
Ma tu chi sei
Cos'hai perché non parli
Non argenti di stelle
Questo scialbo mattino
Non sei tu stessa
A incasellarli
Gli astri lucenti
Nel grande albo del cielo
O sei anche tu una figurina
Senza potere
Se non nelle notti
Di ferire i viandanti
Come spina.

/ Ivano Fossati - Lunario di settembre

 (Fotografia: Lago di Pusiano, 1998)

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