Il silenzio

Ad aprile scorso si è suicidato Don Diego Pirovano. Un prete di Cologno Monzese, mio coetaneo (46 anni), che aveva pure risieduto ed esercitato a San Giuseppe qui a Monza (2004-2009), prima di fare carriera e lavorare per la diocesi di Milano. Era un giudice del tribunale diocesano di Milano che si occupa della validazione/annullamento matrimoniale; si occupava dal 2015 pure dei separati nella chiesa cattolica per volere del vescovo di Milano ed infine era anche Segretario del Consiglio presbiterale diocesano (una sorta di consiglio che lavora per il vescovo). Il 20 aprile si è buttato dalla finestra lasciando un biglietto con scritto: "Non ce la faccio più". Cinque giorni dopo, il 25 aprile, spunta una lettera firmata in cui, a detta della Rete L'Abuso (la principale associazione italiana degli abusati dei preti), un abusato racconta di aver avuto modo di incontrare Diego Pirovano all'interno delle indagini della chiesa sugli abusi sessuali sui minori. Don Diego e Don Desiderio Vajani, interrogavano le vittime di abuso e redigevano i verbali per le indagini interne. Questa vittima di abuso ha un buon ricordo di Don Diego e dichiara di aver riferito ai due preti che aveva già comunicato i suoi abusi ad altri prelati, tra cui Mons. Delpini, l'attuale vescovo di Milano. Questa notizia, sostiene la lettera, aveva visibilmente agitato i due preti che nel verbale finale evitarono di menzionare il vescovo Delpini. Questa cosa suona strana e per lo meno andrebbe verificata, credo.
Il Vescovo Delpini, il 22 aprile, rilascia una dichiarazione di cordoglio su Don Diego, in cui scrive: "Non mi sembra rispettoso indagare con curiosità morbosa, nell’intimità, per altro insondabile, di un confratello che abbiamo apprezzato per le sue qualità e per il suo ministero". Chi voleva indagare? Ho cercato in rete e non si trova molto, purtroppo.
La vicenda fa pensare, anche perchè di preti suicidi ce ne sono veramente pochi e in questo caso specifico, Don Diego era un prete amato, rispettato, considerato attento e gentile e non sembra proprio ci siano elementi che facciano pensare alla paura di uno scandalo personale legato a chissà che cosa. Magari era malato o depresso, ma ritorna la sensazione di qualcosa che non quadra perfettamente: faceva il prete, ossia era abituato a parlare, a pregare, a formalizzare in qualche modo i propri sentimenti e quelli altrui. Per quanto si sentisse depresso e solo, non faceva il monaco o non era un recluso in casa senza qualcuno con cui parlare.
Non lo conosco e dunque il mio è solo un riflettere su un evento insolito, accaduto qui vicino, sia nel tempo che nello spazio. Osservo il suo volto nelle poche fotografie in rete e vedo uno sguardo solare, simpatico. Non sembra un ottuso servitore della Chiesa, o un arrivista in cerca di scalata sociale. Si è gettato dalla finestra della casa parrochiale e ha lasciato un biglietto con un messaggio che rappresenta, forse, il dramma interiore che stava vivendo. Mi fa pensare a Luci d'Inverno, il film di Bergman sul prete e sul silenzio di dio. Nel caso di Don Diego forse il malessere più che dal silenzio di dio era dovuto ad un silenzio della chiesa?

NOTA A MARGINE
Sulla questione abusi e approccio della chiesa all'argomento nel corso del tempo (un atteggiamento tutto sommato coerente e costante) c'è un interessante e recentissimo libro di Francesco Benigno e Vincenzo Lavenia: "Peccato o crimine? - la chiesa di fronte alla pedofilia". Giusto per capire che quello che sta succedendo negli ultimi anni non è una novità o una devizione improvvisa e che internamente la questione è complessa e profonda (qui un mio breve commento su Anobii)




Commenti