Victim(s)

di Layla Ji. Malaysia 2020, 108'

Le storie vere, le storie di violenza tra giovani diventano spesso film, serie tv. Il mercato ne ha gola. Il pubblico se da un lato gode nel vedere riproposte situazioni della propria giovinezza, dall'altro ne ha bisogno per metabolizzare (in qualche modo) qualcosa a cui, chi più e chi meno, ha dovuto subire come spettatore, nel migliore dei casi, passivo.
Mi chiedo talvolta, tutti coloro che alle scuole superiori hanno bullizzato i compagni di banco, a distanza di 20-30 anni se li ricordano quei volti terrorizzati o molto più spesso annientati, annichiliti dallo stress quotidiano a cui dovevano sottostare? I bulli degli anni 90 chi fine hanno fatto? sono diventati direttori d'azienda? Politici? Personaggi dello spettacolo? Alcolisti? Drogati? sono morti? Sono finiti in galera? Hanno tranquillamente rimosso le loro colpe? Se ne sono fatti una ragione? Hanno sopportato la colpa e l'hanno trasformata in qualcosa di utile per questa società? Dubito, anche se la storiella di San Paolo ci veniva propinata di continuo nelle inutili e dannose ore di religione.
Potere di un film e far vedere non tanto la violenza, ma creare collegamenti e pensieri che quella violenza genera o di cui è frutto.
Questo film della Malesia ci prova. E' girato abbastanza bene e cerca, suo malgrado, di uscire dai luoghi comuni. Quasi in un tentativo di rendere per immagini lo ying e lo yang, il bene e il male che s'inseguono e s'intrecciano, racconta di una vicenda dove quello che accade è solo la superficie di una società malata, violenta e totalizzante.
I grandi colpevoli: gli adulti con il mondo che hanno costruito e fanno sopportare a forza ai figli, di generazione in generazione. Molto bella la scena finale: una ribellione, una rinascita dolorosa?
Detto questo il film ha molti limiti. Però l'adolescenza è duale, manichea, mai aggraziata e sincera.
Si perde spesso nelle angherie e indaga poco il rapporto con la società bigotta e chiusa. Sfiora di striscio la responsabilità diretta delle istituzioni come le scuole e la famiglia. Fa scivolare via la disparità di censo e di posizione sociale. Alla fine, rimane una questione privata, che purtroppo privata non è sia che capiti in Italia o in Malesia o negli USA.


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