Be right back



Diretto da: Owen Harris
Scritto da: Charlie Brooker
Durata: 48 minuti.

Lui muore improvvisamente, lei rimane sola nella campagna inglese. Un'intelligenza artificiale, pescando dai social, dalle mail, dalle fotografie del defunto, ne ricostruisce un modello digitale e inizia ad interagire con la vedova. E si fa anche reale. Nelal donna coesistono speranza e disperazione, angoscia e sicurezza della presenza del defunto. Sembra un ossimoro: la presenza di un defunto, tuttavia è quello che succede nella realtà a chi è coinvolto nel dramma del lutto. Il morto non si vuole perderlo, la memoria è viva, tuttavia non è un banale album di fotografie, è forse qualcosa di fluido, in divenire, mai concluso. Nella finzione del film un umanoide impersona il defunto e ne ricrea le caratteristiche, sommarie, spesso inadeguate, ma pur sempre di consolazione e sostegno nei riguradi del nulla della sparizione. Orrore del vuoto? Credo più spavento della propria memoria che, rimasta sola, può disporre dei dati come più le aggrada, mutandone informazioni, emozioni, pensieri, immagini.
La donna ce al fa, avrebbe forse voluto cancellare il ricordo, ucciderlo, ma non ci riesce. Sopravvive inserendo l'umanoide in una soffitta dei ricordi, dove accedervi solo in giornate prefissate, al messimo, fare un eccezione, per il compleanno della giovane figlia.

l'episodio di Black Mirror è angosciante e girato benissimo. Rimandi alla tecnologia e al profondo timore della morte. Immagini fredde, asettiche, si scontrano con il calore del ricordo e della memoria. L'attivazione dell'umanoide  è quasi la nascita di una creatura del dottor Frankestein, che si ritrova a partecipare all'elaborazione di un lutto che non avrà mai fine.

Lui non avrebbe fatto così, tu (l'umanoide) sei una pallida copia di quello che era lui. Ciò nonostante anche la copia sbiadita ed errata è meglio del nulla e del vuoto.

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